Quando è meglio rifiutare una proposta di lavoro? L’importanza di dire “No, Grazie”quando è davvero necessario. I 5 motivi principali che vi fanno capire che quel lavoro è meglio non accettarlo
In un periodo di crisi come questo che stiamo affrontando avere una posizione lavorativa è indispensabile, quasi fosse un “tesoro” a cui non si può rinunciare. E’ giusto, e il lavoro nobilita l’uomo ma, proprio perché il lavoro è così importante e necessario per la sopravvivenza umana, che saper dire di No, molte volte è maledettamente corretto.
Certo, adeguarsi quando non si ha un lavoro è saggio e lo si deve fare ma qui, oggi, vogliamo proporvi i 5 motivi principali per cui rifiutare una proposta lavorativa, a volte, è meglio che accettarla. Non si può sempre dire “sì” a tutto e spesso dire “No, Grazie” è la cosa più sensata da fare. Il perché? Ecco spiegato.
Iniziamo con lo spiegare il perché bisognerebbe dire “No” ad una proposta di lavoro. Anzitutto, se vi viene fatta una proposta di lavoro e sentite che qualcosa proprio non vi quadra, di solito non è una vostra difficoltà di scelta, semplicemente è così. L’istinto in questi casi non sbaglia mai.
Non si tratta di essere superficiali, ma esigenti. Il processo di selezione può dire molto di come funziona un’azienda. Se questo è gestito male, il lavoro futuro non sarà certamente migliore.
Ed è proprio in questi casi che bisogna avere il coraggio di dire “NO”. Per fare un esempio lampante: un manager che dopo una serie di colloqui vuole avervi nel proprio organico, non farà passare tanto tempo prima di proporvi un contratto di lavoro soddisfacente.
Quando, al contrario, questo non accade, non bisogna “aspettare” che dal cielo cada come per magia il contratto nelle proprie mani. Nella maggior parte dei casi questo non avverrà. Morale? Avrete perso del tempo prezioso e tante energie che avreste fatto meglio a investire nella ricerca di un altro lavoro, quello giusto per voi.
I motivi per rifiutare un’offerta di lavoro sono davvero tanti. Spesso, però, non ci si rende conto dei campanelli d’allarme che dovrebbero spingere a dire di no.
Questo accade per paura di non poter trovare di meglio, per paura anche di aver frainteso oppure, semplicemente, perché si ha poca autostima. Ecco quando, invece, è meglio rifiutare un lavoro.
A chi non è mai capitato di rispondere ad un annuncio di lavoro per una data posizione lavorativa per poi scoprire, successivamente, che il ruolo da ricoprire era tutt’altro? Sicuramente sarà capitato almeno una volta nella ricerca del lavoro.
In questo caso, senza ulteriori indugi, dire un bel “No, grazie”, è la scelta giusta da fare. La tecnica di usare un’esca per accalappiare personale qualificato per poi attribuirgli un ruolo di minore importanza è usata solo dalle compagnie con una cattiva fama. Scappare a gambe levate è, in tal caso, un’ottima idea. Non lasciatevi abbindolare dai “dopo si vedrà”.
Se vi capita di essere contattati per un colloquio di lavoro e, successivamente al primo vi propongono una sfilza infinita di altri colloqui, è bene che sappiate che quello non sarà un lavoro serio.
Infatti, se avete già sostenuto 3 colloqui per quella posizione e non vi fanno sapere quanti ancora ne mancano perché sia presa la decisione definitiva, ringraziate e passate oltre.
Le aziende di successo solitamente non sottopongono il candidato a più di tre, massimo quattro test di valutazione. Se sono proprio loro i primi a non chiarirsi le idee su di voi, perché dovreste continuare ad aspettare ancora?
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Dal momento che sostenete un colloquio di lavoro, anche una semplice telefonata per fissare il prossimo step e il selezionatore in questione sparisce per diverse settimane per poi, di punto in bianco, riapparire con una proposta lavorativa, state pur certi che qualcosa di buono non vi attenderà in futuro.
La sorpresa di essere stati ricontattati può spingere ad accettare l’offerta senza pensarci troppo su, ma si rischia di non essere felici in un’azienda del genere.
Il datore che si comporta così è sicuramente una persona poco professionale e poco empatica. Inoltre, molto probabilmente prima di voi avrà contattato già altre persone e queste avranno rifiutato. Oppure, un’altra situazione plausibile è che precedentemente ha assunto qualcuno con cui non ha funzionato e ha ripiegato su di voi. Ovviamente, se volete essere una seconda scelta, liberi di accettare!
Oggigiorno sempre più aziende lavorano in smart working e, dunque, se rientrate tra questi, ovviamente, ciò che stiamo per dire non vi riguarda. Mentre, per i professionisti che, al contrario, dovranno svolgere la loro professione in sede, una delle prime regole che le aziende serie dovrebbero fare è quello di far visitare i propri uffici al candidato selezionato.
Non parliamo di analizzare documenti top secret della società, né di poter leggere dati riservati. Ma visitare il luogo di lavoro e conoscere il team sarebbe un diritto di ogni candidato. I manager che lo garantiscono sono quelli di cui potersi fidare di più, poiché danno l’impressione di non dover nascondere nulla.
Mentre, una mancanza del genere dovrebbe accendere, nella mente del potenziale candidato, un campanello d’allarme e valutare seriamente l’idea di stare alla larga da quella azienda.
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Una delle cose troppe volte sottovalutata dai candidati durante un colloquio di lavoro è il proprio intuito. Quando, durante le prime fasi di conoscenza si percepisce indifferenza, arroganza o poca attenzione nei vostri confronti da parte dei recruiter, molto probabilmente, quegli stessi selezionatori non hanno rispetto né per voi né per il vostro talento né, tantomeno, per il valore professionale che possedete.
Considerate che nella fase di preselezione i recruiter dovrebbero dare il meglio di sé, modo, questo, per far apparire l’azienda nella sua veste migliore. Dunque, se già da questo primo incontro qualcosa non vi piace, figuratevi dopo, quando la cortina di positività non ci sarà più.
Se il massimo che i recruiter possono darvi nel primo colloquio e una mezza occhiata, dopo, quando il lavoro partirà e voi sarete assunti, come credete che sia l’ambiente lavorativo? Quindi, se il vostro intuito vi dice “scappa”, probabilmente avrà ragione.
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