L’intelligenza emotiva è una di quelle soft skills che potrebbe fare la differenza nel processo di recruiting. Ecco cos’è e i motivi per i quali l’ufficio HR sceglie spesso il candidato che dimostra il possesso di tale qualità
Durante il processo di selezione del personale un requisito fondamentale che i recruiter cercano nei potenziali candidati è proprio l’intelligenza emotiva. L’attenzione rivolta a tale skill ha creato i presupposti per effettuare un cambio di rotta nei criteri utilizzati durante le scelte di selezione del personale.
Secondo quanto riportato nel report “The future of Jobs” stilato da World Economic Forum, l’Intelligenza emotiva sarà una delle soft skills più richieste e valorizzate nell’immediato futuro. Il motivo? Scopriamolo insieme.
Il concetto di Intelligenza emotiva entra a far parte del “vocabolario” dei recruiter negli anni ’90. Con questo termine si fa riferimento alla capacità di percepire, riconoscere, valutare e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Non riguarda solo le emozioni dette ma ingloba anche due aspetti importanti, quali:
Ma che ruolo ha la IE nel processo di selezione del personale?
Tra i molti vantaggi derivanti dall’utilizzo dell’intelligenza emotiva nell’ambito HR, viene esortata una valorizzazione degli aspetti più umani al fine di favorire la connessione tra persone non solo a livello meramente professionale ma anche, e soprattutto, emotivo e interpersonale. Così in fase di selezione del personale, affianco le competenze tecniche richieste, i selezionatori pongono sempre più spesso l’accento anche su questa soft skill (IE) ritenuta decisiva e in grado di orientare il processo di selezione arrivando all’obiettivo prescelto: ovvero la scelta e la conseguente assunzione finale.
Secondo il rapporto stilato da World Economic Form: “l’Intelligenza emotiva rientra tra le skills più richieste dei prossimi anni”. In modo particolare, si sottolinea come:
“Entro il 2022, non meno del 54% di tutti i dipendenti richiederà una significativa riqualificazione professionale […] La conoscenza delle nuove tecnologie è solo una parte delle competenze richieste a cui affiancare la creatività, l’originalità e l’iniziativa. Allo stesso modo, il pensiero critico, la persuasione e la negoziazione manterranno o aumenteranno il loro valore, così come l’attenzione ai dettagli, la resilienza, la flessibilità e la risoluzione di problemi complessi. Anche l’intelligenza emotiva, la leadership e l’influenza sociale, nonché l’orientamento al servizio, registrano un aumento smisurato della domanda rispetto alla loro attuale importanza”.
E allora, è proprio in questo senso che risulta essenziale tenere in considerazione i vantaggi che questa soft skills può determinare sia in fase di assunzione che dopo l’arrivo in azienda.
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Come tutte le soft skills, anche l‘Intelligenza emotiva non è del tutto innata ma è possibile in una certa misura indirizzarne lo sviluppo. E’ considerata una skill imprescindibile per un selezionatore poiché permette al dipendente di svolgere il proprio lavoro attraverso una reale collaborazione con gli altri attori del contesto organizzativo. Non contano, dunque, solo le abilità pratiche ma anche la capacità di adattarsi ai cambiamenti come nel caso di nuovi ruoli aziendali, nuove prestazioni richieste o competenze.
Ma come l’Intelligenza emotiva di un candidato può diventare un valore aggiunto che porterà un beneficio in una realtà aziendale?
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