Scrivere la propria età sul curriculum?
Arriva sempre il momento in cui questa domanda pesa sulla testa di chi
cerca impiego come una sorta di Spada di Damocle.
Inserire la propria data di nascita sul CV oppure lasciar perdere?
Personalmente propenderei per il no, per una mera questione di etica professionale che vorrebbe la figura dell’addetto alla selezione scevra di pregiudizi e
bias cognitivi di sorta. In certi paesi come il Regno Unito è addirittura proibito richiedere tale tipo di informazione per via di severe norme antidiscriminazione. In Italia, invece, la data di nascita è spesso richiesta già all’interno del documento.
Non sarà sicuramente la mancanza di questo dato a decretare il rifiuto della candidatura – e, in caso contrario, si avrà la certezza di aver schivato una pallottola. Consiglio vivamente, però, di non candidarsi per lavori dove si propone un contratto di apprendistato se si hanno più di 29 anni.
Scrivere il proprio indirizzo sul curriculum?
Sembra un’informazione innocua e probabilmente è uno di quei fattori spesso sottovalutati, eppure anche l’indirizzo di domicilio può incidere – e non solo perché può essere svolto un veloce controllo in merito alla distanza casa-lavoro (negli annunci spesso si legge la dicitura “candidati solo di zone limitrofe a X”). Se una indicazione precisa sulla propria residenza può essere facoltativa, diviene invece sempre necessario indicare chiaramente la propria città di residenza nonché di domicilio se diverso.
Aggiungere la propria mail?
Qui sarò breve e concisa: sì, ma che sia… Consona. Insomma, niente indirizzi poco professionai del tipo pasticcino94@.
Inserire la propria foto?
Qui l’esperienza mi insegna che dipende. Tralasciando questioni tendenti a “dovrebbero assumermi per le mie capacità e non l’estetica” che, ovviamente, condivido, mi rendo anche conto che spesso un curriculum privo di foto viene scartato prima ancora che venga letto il nome.
Ma (e il “ma” è d’obbligo) non sempre quello che ho appena scritto è valido. Personalmente ho potuto notare la mancanza di questo particolare nei curriculum di profili Senior ed Executive, soprattutto se inseriti nel settore bancario/finanziario.
La foto all’interno del documento rappresenta di certo un valore aggiunto per tutti quei ruoli che prevendono un contatto diretto con la clientela.
Presentazione o career profile
Soprattutto nei
curriculum professionali (non
Europass, per intenderci) spesso si può integrare una sezione dedicata alla propria
presentazione. Non è obbligatoria, ma predispone bene chi è attento a leggere perché permette di notare quell’impegno “in più” che non fa mai male. Si tratta di quella sezione praticamente sempre utilizzare nel curriculum in inglese e chiamata proprio
career profile.
Sfruttate quelle poche righe (e mi raccomando, che siano poche! Non più di 4/5) per raccontare chi siete da un punto di vista professionale, amalgamando magari il tutto con i vostri
obiettivi professionali.
Prima la sezione dedicata al lavoro o quella relativa all’istruzione?
Dove volete puntare maggiormente l’attenzione?
Se avete una Laurea in Economia e Commercio, vi candidate per una posizione in banca e avete solo esperienze nel retail, il consiglio è quello di iniziare con la parte dedicata agli studi.
Che piaccia o meno, tutto deve essere calibrato in modo che il “colpo d’occhio” sia immediato e che ad essere evidenziate siano le caratteristiche migliori che si intendono sfruttare.
Se c’è una cosa da non sbagliare, però, è quella che riguarda la datazione delle esperienze: deve sempre, sempre, sempre iniziare dalla più recente e le altre a seguire in ordine cronologico.
Il curriculum senza esperienze
Una problematica che spesso viene segnalata è proprio questa: se io, neodiplomato/laureato, non ho mai avuto l’occasione di lavorare, come posso riempire tutti quegli spazi vuoti rendendo il mio CV accattivante?
Prima di tutto chiediti: sicuro di non aver mai svolto nessun lavoro? Nessuna attività di volontariato? Lavori estivi? Ripetizioni di qualche materia?
Immaginiamo le due possibilità:
- “No, mai, proprio nulla di nulla”: nessun timore, l’unica conseguenza è che a quel punto ci si dovrà concentrare maggiormente sulla parte relativa all’istruzione e alle ambizioni personali.
Descrivi il percorso di studi seguito, cosa ti ha insegnato e come saresti disposto a mettere in pratica tutto quel monte di informazioni teoriche per l’azienda. - “Ho fatto qualcosa, ma lavori in nero e di poco conto”: beh, nessun lavoro è “di poco conto” fintanto che crea un profitto. In più, sul CV è permesso segnare anche quelle esperienze che non sono supportate da contratti lavorativi dimostrabili. Senza addentrarci troppo in materia di diritto, un lavoratore non può subire anche le conseguenze dello sfruttamento subito.
Se la posizione per cui ci si sta candidando è Junior i recruiter stessi sapranno di non poter chiedere 10 anni di seniority.
Ho lasciato l’università prima della laurea, inserisco gli anni di studio?
E perché no? Rappresentano pur sempre un investimento dedicato alla
cultura, a prescindere da tutto non vedo come possa risultare negativo.
Piccolo consiglio: invece di scrivere “Laurea in XY”, dato che non l’avete conseguita, utilizzate la locuzione “
Corso di Laurea in XY” con le dovute date di inizo e fine. Non state mentendo, anzi.
Nessuno potrà dirvi nulla, il vostro curriculum non verrà scartato da quei recruiter più attenti ai
titoli di studio che alle
competenze e avrete la possibilità, se sarà necessario, di spiegare le vostre ragioni in sede di
colloquio.
Ho svolto sempre lo stesso lavoro ma per aziende diverse, ragguppo le esperienze?
Questo è un trucchetto che mi ha insegnato a suo tempo una recruiter: quando un curriculum diviene troppo lungo (oltre le due pagine) e i lavori svolti per diverse aziende comprendono sempre le stesse mansioni… Beh, tanto vale raggrupparli. Si risparmia spazio e, nel caso in cui tra una esperienza e l’altra vi siano “buchi” temporali, in questo modo si va a mitigare.
Come scrivere le esperienze?
Evitare di scrivere tutte le competenze acquisite e le mansioni svolte in un’unica frase, piuttosto rendete le sezioni ordinate e composte da elenchi puntati così che sia subito chiaro dove e cosa leggere.
Le prime voci degli elenchi è bene che si riferiscano alle caratteristiche più inerenti alla posizione ricercata (es. un cuoco che vuole lavorare in un ristorante dovrà inserire come prima voce qualcosa in riferimento alle sue abilità culinarie rispetto alla bravura che ha nel pulire e igienizzare ambienti e strumenti (comunque fondamentale)).
Ho un buco di X anni nel curriculum, come faccio?
Le persone non sono macchine e capita a volte che, per una ragione o per un’altra, passino dei periodi particolari delle loro vite dove sono costrette a dedicare il loro tempo a qualcosa che non sia il lavoro. E’ possibile che chi vi deve selezionare faccia la domanda scomoda, “come mai non ha lavorato in questo periodo?“, ma non avete alcun motivo per sentirvi in difetto.
Se ve la sentite spiegate brevemente le vostre ragioni, ma poi distraete il vostro interlocutore con qualcosa che dovrebbe interessargli già di più: cosa state facendo ora per tornare in pista.
Questo significa seguire
corsi di aggiornamento,
master, lezioni off/online per ottenere
certificazioni. Tante di queste attività si possono trovare a
titolo gratuito cercando online, sul sito di
Forma-Temp, della vostra Regione ed eventualmente in quello del Centro per l’Impiego più vicino.
Quello che dovrebbe attirare la sua attenzione, infatti, è la vostra capacità di rimanere al passo con le ultime novità lavorative e non quale caso della vita vi abbia portato a scegliere un percorso meno “lineare” rispetto ad altri.
Cosa scrivo in “hobby”?
Questa è la miglior sezione per esternare qualche
soft skill in più, dedicate quindi spazio e tempo per scrivere qualcosa che vi rappresenti e abbia attinenza con il lavoro da voi ricercato.
Ad esempio: un chimico che ama guardare programmi scientifici, uno scrittore che legge notizie di cronaca per trovare ispirazione, un gommista a cui piace andare a raduni di auto sportive…
A cosa serve il trattamento dei dati personali?
La frase finale che, purtroppo, molti si scordano di inserire è invece uno degli elementi fondamentali del curriculum e senza la quale anche un profilo assolutamente in linea con il lavoro offerto non può essere preso in considerazione. Anzi, il recruiter è costretto a cestinare il tutto senza guardarsi indietro: nel caso in cui, al contrario, decidesse di tentare la sorte e chiamare il candidato questo potrebbe causare a lui e all’azienda per cui lavora una penale sostanziosa.
Qual è la differenza tra un CV Europass e uno professionale?
L’Europass viene ormai considerato come curriculum del passato e ormai sta venendo abbandonato. La grafica e le sezioni previste era molto limitanti e rendevano ogni candidato uguale a quello successivo. Impossibile inoltre mettere in risalto aree di expertise, progetti e risultati raggiunti.
Soprattutto negli ultimi due anni hanno iniziato a prendere maggiormente piede i curriculum professionali a cui, però, bisogna prestare attenzione: non tutti, infatti, riescono a superare la barriera degli ATS (qui un nostro articolo con qualche consiglio in merito: Come scrivere un ottimo CV leggibile dai Software ATS in 3 passaggi) utilizzati dai selezionatori. Un curriculum efficace e professionale e quello ritagliato su misura del candidato, in grado di mettere in relazione effettive esperienze maturate e competenze richieste nel nuovo ruolo.