Una delle domande che preoccupa di più il candidato durante il colloquio di lavoro è rispondere al quesito: “Mi parli di lei”. Come affrontarla nel migliore dei modi non commettendo errori
La fatidica domanda che i selezionatori pongono più spesso ai candidati è “Mi parli di lei”. Si tratta di un quesito talmente semplice e generico che porta, per tale motivo, a spiazzare la persona che deve rispondere. Spesso difronte alla domanda non si sa bene come rispondere commettendo errori che potrebbero anche determinare l’esito della selezione.
Ecco che preparare le risposte con largo anticipo permetterà al candidato di presentarsi bene sotto la lente di ingrandimento del recruiter. Vediamo, dunque, come ci si può presentare al meglio ad un colloquio di lavoro.
E’ forse una delle domande più insidiose di sempre. Quella per cui, anche il candidato più preparato si trova “spiazzato”. Chi ha fatto almeno un colloquio sa di cosa stiamo parlando. Come rispondere alla domanda: “Parlami di te”.
Il quesito apre spesso il colloquio di lavoro ed è usato dai selezionatori, spesso, con lo scopo di rompere il ghiaccio con chi si ha difronte. Ovviamente, questo non sempre funziona e, invece, spesso lascia il candidato a bocca aperta non sapendo bene da dove iniziare. L’errore che si commette in questi casi è partire dall’ultima esperienza lavorativa, se non ancora prima, dall’istruzione scolastica. Pessimo incipt!
Quello che invece si dovrebbe fare è l’esatto opposto: ovvero partire dall’ultima esperienza professionale e man mano andare a ritroso nel tempo. Non sempre è facile ed è per questo che risulta necessario prepararsi una risposta chiara per non esitare.
Da non sottovalutare anche il tempo. Una risposta corretta non dovrebbe durare più di 3 minuti. Da evitare troppi giri di parole così come soffermarsi troppo su una determinata esperienza. Questo perché potrebbero dare al selezionatore l’impressione di inconsistenza e disorganizzazione mentale.
L’obiettivo è sempre quello di cercare di essere dettagliati e concisi nell’esposizione orale, in modo da convincere chi si ha difronte che si trova davanti alla persona giusta per quel posto.
Per risultare convincenti bisogna sapere che il selezionatore non è interessato alla vita personale del candidato. Quindi nel rispondere alla domanda è necessario concentrarsi solo su ciò che è rilevante per la posizione oggetto di selezione. Sono quattro i punti che andrebbero trattati nel corso di un colloquio:
Per i primi due argomenti è consigliabile specificare brevemente la tipologia di diploma/laurea e di azienda evidenziando i progetti più significativi cui si è preso parte. Dopo si può procedere al terzo punto da trattare, le competenze acquisite . Qui si possono evidenziare i risultati ottenuti in ambito formativo e professionale, quindi riferendosi ai primi due argomenti già esposti.
Infine, si passa all’ultimo punto: gli obiettivi. Qui si potrà spiegare i propri obiettivi inerenti l’azienda per cui ci si è candidati. In questo caso si darà l’impressione di conoscere l’azienda, condividerne la mission ed essere veramente motivato a farne parte.
Commettere degli errori è semplice se non si conosce bene la risposta da dare al selezionatore. Si può dunque incappare in una presentazione personale troppo prolissa, noiosa che non porterà a grandi risultati.
Inoltre, bisognerebbe evitare di dilungarsi troppo sulle esperienze formative più vecchie o sulle skills professionali non pertinenti alla posizione in oggetto di valutazione. Altro errore da non fare: è ripetere le diverse voci del proprio curriculum vitae o della cover letter.
Infine, assolutamente sconsigliato palesare di volere il posto solo per una necessità economica, magari facendo riferimento a una situazione familiare complicata.
È bene tenere a mente che durante tutto il colloquio di lavoro ci raccontiamo, non solo quando ci viene esplicitamente chiesto “Parlami di te”, ma sempre: da questa domanda ad altre come esponga i suoi tre pregi o i tre difetti. Queste sono tutte domande che i recruiter pongono in fase di colloquio per tastare di che “pasta” è fatto il candidato.
Quindi, dietro al buon esito di un colloquio di lavoro, ci deve essere ovviamente una generosa dose di preparazione a casa.
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