In un mercato del lavoro in continua evoluzione, la carriera lineare tanto seguita in Italia negli ultimi decenni, sta lasciando spazio a un nuovo modello di carriera: quello non lineare, con percorsi spezzettati e frammentari dove le soft skills diventano il fil rouge tra diverse esperienze.
Le carriere non lineari o “liquide” sono ormai sempre più presenti nel mondo del lavoro. Complice di questa evoluzione nel mercato, la rivoluzione digitale e l’ingresso dell’AI (Intelligenza artificiale) che stanno letteralmente mandando in pensione la classica carriera lineare tanto conosciuta negli ultimi 40 anni, soprattutto in Italia.
A imporre il cambiamento è lo stesso lavoro che presenta importanti cambiamenti nell’ottica di quell’indispensabile crescita che impone di rimanere competitivi sul mercato. Ma la scelta di una carriera lineare rispetto a una non lineare avviene anche per altre motivazioni molto più semplicistiche e naturali.
Ci sono altri fattori che determinano l’entrata prepotente verso la scelta di una carriera non lineare rispetto ad una classica carriera dalla progressione gerarchica. Per esempio, se si pensa che rispetto al passato, le carriere oggi sono molto più lunghe per “colpa” dell’età pensionistica sempre più un traguardo irraggiungibile, nonché una qualità della vita che ci permette di essere produttivi più a lungo, allora si spiega la crescita esponenziale di casi di carriere non lineari.
Prima, una volta scelta un’azienda, questa rimaneva il posto di lavoro fino al pensionamento e il dipendente non si guardava intorno alla ricerca di nuove esperienze professionali. Oggi non solo “il posto fisso” è un lontano ricordo, ma anche mantenere lo stesso settore o la stessa tipologia di ruolo sta diventando una scelta, che non sempre viene percorsa. Il mondo del lavoro è pregno, mai come negli ultimi dieci anni a causa delle nuove tecnologie e il digitale, di nuove figure professionali che prima non esistevano e neanche si pensavano!
Ma per volere una carriera liquida, frammentata, con cambi drastici e a volte impensabili, bisogna essere preparati al meglio. Uno dei consigli più preziosi in questi casi è sicuramente una pianificazione rigorosa e minuziosa che tenga conto di due elementi fondamentali:
Una volta pianificato l’obiettivo, bisogna individuare i requisiti mancanti per raggiungere lo scopo prefissato e la via più idonea a raggiungerlo. Come riuscirci? Con una timeline realistica e precisa. Infine, ma non per grado d’importanza, la strutturazione del proprio CV, che deve essere perfetto in ogni sua parte per valorizzare al meglio un percorso non lineare.
Oggigiorno i recruiter iniziano a ragionare diversamente quando leggono un curriculum vitae, anche se ancora non tutti sono pronti per il grande cambiamento. Dunque, cosa accade se ci si imbatte in un selezionatore della “vecchia scuola” e il percorso di carriera professionale personale appare spezzettato e frammentato? Ecco come agire per valorizzare il tuo passato e proiettarti verso un futuro decisamente apprezzabile.
E’ importante, per riuscire in un percorso di carriera non lineare, definire il processo e le domande da porsi. Solo dopo questo iniziale step, che porta alla strutturazione di un piano ad hoc, si può agire. Infine, gli attrezzi da possedere per affrontare un cambio carriera sono: consapevolezza di se stessi, conoscenza del mercato di riferimento, flessibilità, determinazione e tanta costanza.
Anche se l’espressione linguistica è differente, i due termini sono molto simili tra loro. Parliamo di carriera non lineare e job hopping. La prima indica che il percorso professionale che ha portato ad una certa posizione ha visto passaggi di ruolo o di settore che non hanno seguito una traiettoria lineare.
Mentre il job hopping, si concentra sul fatto che la persona si sposti frequentemente da un’azienda all’altra. Magari il professionista in questo caso cambia ditta o azienda per esigenze di carriera, motivi economici o per necessità si cambiamento.
Per chi ha intenzione di cambiare totalmente la propria mansione lavorativa o settore professionale, le soft skills, o competenze trasversali, assumono un ruolo di rilievo all’interno di un cv o un colloquio di lavoro poiché evidenziano la parte più creativa del candidato. Sono sempre valide e peraltro sempre più ricercate dai recruiter.
In tal senso, creare un cv funzionale può fare al caso nostro, mettendo in evidenza una logica di percorso, una certa continuità e le tappe di avvicinamento al nuovo obiettivo. Focalizzarsi sulle soft skills introducendole magari con un cappello introduttivo nel cv potrebbe rappresentare la mossa vincente per farsi subito notare.
A questo, bisogno aggiungere un altro requisito essenziale: ovvero una profonda consapevolezza di sé e del mercato. E’ importante preparare gli strumenti più efficaci partendo dalla rete di contatti che costituisce il miglior punto di paragone, nonché la più importante risorsa per una nuova posizione lavorativa.
Senza dimenticare le altre competenze trasversali, quali: flessibilità, determinazione, pazienza e costanza. Raccontare le proprie passioni e i propri valori in un cv o in fase di colloquio sono, spesso, la strada giusta da percorrere per arrivare diritti all’obiettivo, ma anche per dare un senso di continuità alla propria personale esperienza.
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